giovedì 20 ottobre 2016

Ilaria D'Amico massacra e zittisce quel pluri condannato di Berlusconi.

Ilaria D’Amico regala una grande prova di giornalismo e riesce a zittire Silvio Berlusconi durante un’intervista.
La giornalista ha zittito Berlusconi con i fatti, mettendolo all'angolo sulla questione dei rimborsi elettorali. La D’Amico è riuscita a rispondere alle frecciatine e agli attacchi mediatici di Berlusconi dando una lezione di giornalismo a tutti.


 Ilaria D’Amico lo incalza con una raffica di domande, si parla di tagli alla politica, dei consiglieri del Movimento Cinque Stelle in Sicilia e della campagna elettorale fatta dal partito anti-politico creato da Beppe Grillo.

QUI SOTTO TROVERETE IL VIDEO DELL'INTERVISTA 




Silvio Berlusconi ammette la sconfitta e si congratula con la giornalista: ‘Complimenti, è sufficientemente cattiva‘.  

eh no Silvietto non è cattiva e che sei abituato male. Giornalisti prendete esempio!

lunedì 18 gennaio 2016

CLAMOROSO! Renzi e le inchieste su Banca Etruria? Ecco perchè se la fa sotto...


1. LA POSSIBILE NOMINA PER LA SICUREZZA CIBERNETICA DEL SUO UOMO D’AFFARI (E CASE), MARCO CARRAI, E’ LA SPIA CHE RENZI E’ PREOCCUPATISSIMO DALL’ATTENZIONE DEI MAGISTRATI SULLO SCANDALO DELLE BANCHE ED E’ POSSEDUTO DALLA VOGLIA DI “CONTROLLARE” CHI SI OPPONE AL SUO “MARCIO” TRIONFALE VERSO IL POTERE ASSOLUTO CON LE PROSSIME NOMIME
2. TRA MAGGIO E GIUGNO, RENZI INDICA IL NUOVO CAPO DELLA POLIZIA, IL NUOVO COMANDANTE GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA, IL NUOVO DIRETTORE DELL’AISI, IL NOSTRO SERVIZIO INTERNO, I NUOVI CAPI DI STATO MAGGIORE DI AERONAUTICA E MARINA MILITARE. E ANCORA: SEMPRE ALLA VIGILIA DELL’ESTATE, SCADRÀ IL MANDATO DEL DIRETTORE DEL DIS (L’ORGANO DI COORDINAMENTO DELLE NOSTRE DUE AGENZIE DI INTELLIGENCE) GIAMPIERO MASSOLO
3. UN ARTICOLO DI BISIGNANI LETTO COME UN “SEGNALE” DI GUERRA DEL VECCHIO REGIME
1. CARRAI APRE IL RISIKO DELLE NOMINE
Carlo Bonini per “la Repubblica”
 L’annuncio del possibile approdo a Palazzo Chigi come responsabile della sicurezza cibernetica di Marco Carrai, imprenditore fiorentino legato da fraterna amicizia al Presidente del Consiglio (che è stato suo testimone di nozze e lo ha avuto come capo segreteria da Presidente della Provincia di Firenze), mette in chiaro e avvia l’infernale partita che, da almeno due mesi, ha messo in fibrillazione gli apparati della nostra sicurezza nazionale.
 Ne svela la posta. Il Grande Gioco che, di qui all’estate, consegnerà una nuova centralità alla nostra sicurezza cibernetica (business del millennio dalla cornice legislativa ancora appena abbozzata) agganciandola più di quanto non sia stata sin qui alla Presidenza del Consiglio e che, contestualmente, vedrà almeno sei nomine chiave al vertice di Intelligence, Polizia, Finanza, Forze Armate.
Al più tardi tra maggio e giugno, Palazzo Chigi dovrà infatti indicare il nuovo Capo della Polizia (Alessandro Pansa raggiungerà l’età pensionabile), il nuovo Comandante generale della Guardia di Finanza (Saverio Capolupo compirà 65 anni in maggio), il nuovo direttore dell’Aisi, il nostro Servizio interno (il suo direttore, il generale dei carabinieri Arturo Esposito ha già superato l’età della pensione), i nuovi capi di stato maggiore di Aeronautica e Marina militare
E ancora: sempre alla vigilia dell’estate, scadrà il mandato quadriennale del direttore del Dis (l’organo di coordinamento delle nostre due agenzie di Intelligence) Giampiero Massolo, per il quale non esiste un problema di “scadenza” anagrafica, ma sulla cui permanenza o meno dovrà pronunciarsi in ogni caso la Presidenza del Consiglio.
A ben vedere, la nomina di Carrai è vicenda tutt’altro che chiusa. Se è infatti pacifico che, all’indomani delle stragi di Parigi, Renzi si sia convinto dell’urgenza di costituire una struttura con competenze di cybersicurezza che abbia un suo budget (150 i milioni stanziati nella legge di stabilità) e non si sovrapponga o doppi quelle di intelligence, ma che dialoghi, controlli e coordini il lavoro delle pubbliche amministrazioni e quello dei gestori delle Reti telematiche, resta da sciogliere un nodo decisivo. Se il futuro ruolo di responsabile della cybersicurezza presso palazzo Chigi sia un incarico tecnico o politico. E quali caveat siano necessari affinché una nomina di questo peso non diventi un pasticcio. Peggio, un “affare tra amici”.
Al momento, Palazzo Chigi ragiona su un incarico biennale che comporterà la rinuncia di Carrai a qualunque carica societaria che lo possa potenzialmente mettere in una condizione di conflitto di interesse. Non fosse altro perché Carrai è oggi anche imprenditore nel mondo della sicurezza cibernetica (con solidi rapporti con Stati Uniti e Israele). Mentre è tutt’ora in discussione se la nuova struttura sarà incardinata nell’ufficio del consigliere militare della Presidenza del Consiglio, ovvero in quella del Dis o del sottosegretario con delega alla sicurezza nazionale Marco Minniti.
Vedremo quale sarà la soluzione. Ma è un fatto che l’accelerazione metta a rumore un pezzo delle burocrazie della sicurezza. Gli “sconfitti” della stagione berlusconiana, che vedono nell’accelerazione di Palazzo Chigi la rinuncia a un appeasement con quel network di generali, uomini dei Servizi, alti ufficiali delle Forze armate che avevano scommesso che nella partita della “rottamazione” sarebbero rimasti fuori gli apparati in nome di un interesse bipartisan.

Affidato a un editoriale pubblicato ieri dal quotidiano il Tempo, “l’avviso ai naviganti” di Palazzo Chigi è arrivato infatti immediatamente e porta la firma di Luigi Bisignani, il fulcro nella stagione berlusconiana di quel sistema di relazioni tra apparati e interessi (l’Eni di Scaroni e la Finmeccanica di Guarguaglini) che hanno per anni disegnato non solo l’agenda di Palazzo Chigi, ma carriere e assetti della pubblica amministrazione.
 Travolto dalla stagione giudiziaria della P4, dalla fine politica di Berlusconi, Bisignani dipinge Renzi come il comandante del Titanic ostinatamente diretto verso gli iceberg che lo affonderanno. Lo invita ad ascoltare “il tintinnio di massoneria” che lo circonda, le inchieste delle Procure che si approssimano. Soprattutto, gli consiglia di “non giocare” con le nomine degli apparati, indicandole come la sua possibile tomba politica.
 Una dichiarazione di guerra? E per conto di quale mondo? «Ma no – ride lui sornione al telefono – sono solo un osservatore, un vecchio democristiano che non ha dimenticato quella massima andreottiana per cui l’esperienza è la somma delle fregature che hai avuto nella vita. Ecco, Renzi dovrebbe ascoltare chi ha più esperienza di lui e ha visto come sono finiti Craxi e Berlusconi. Non può rompere con gli apparati, con la diplomazia, il Consiglio di Stato. Perché così andrà a sbattere. Dia retta, il Presidente. È ancora in tempo per cambiare idea e metodo. Non si chiuda nel triangolo magico. Non quello massone, per carità. Quello di Lotti, la Boschi e, ora, Carrai». Il presidente del Consiglio però non sembra curarsene troppo e assicurano che tirerà dritto.
2. L’ARTICOLO DI BISIGNANI SU “IL TEMPO”: IL TITANIC DEL GOVERNO STA PER AFFONDARE IN UNA TEMPESTA PERFETTA: MASSONI, SPIONI, BANCHIERI BANCAROTTIERI. 
Luigi Bisignani per Il Tempo
Caro Presidente Renzi, una tempesta perfetta sta per abbattersi sul Titanic del suo governo, con degli enormi iceberg che si vedono già nella nebbia e nel freddo sopraggiunto improvviso e che hanno nomi inquietanti: giustizia, Europa, banche, servizi segreti.
 Dato il coraggio dimostrato fino ad oggi, non farà come Schettino e può ancora schivare i pericoli, ma il tempo e i fatti congiurano contro di lei. Come Berlusconi della prima ora lei è ancora molto amato e, a differenza del Cavaliere, ha completamente dalla sua il Comandante supremo Sergio Mattarella che non disturba il manovratore.
Ma tutto il resto è in pericoloso movimento: quando giornali di destra e di sinistra cominciano a riesumare i fantasmi delle varie P2 o P3 significa che la partita a mandare tutto a rotoli è iniziata. Se a questo «tintinnio di massoneria», tra l’ altro già evocato dal «Corriere della Sera», si aggiunge il lavoro di accertamento di più procure su persone a lei vicine, le onde iniziano a gonfiarsi paurosamente.
 Il paradosso tutto italiano poi è sempre lo stesso: il fatto che lei abbia responsabilità dirette oppure sia vittima di clamorosi errori di omissione delle varie Consob e Banca d’ Italia non significa proprio nulla. Da sempre gli organi di vigilanza sono dei moralizzatori fuori tempo massimo. Se poi incurante dei pericoli lei si mette anche a cincischiare con gli apparati più sensibili di intelligence pensando all’ amico suo Carrai per la cyber-security, e poi si mette a polemizzare con pezzi importanti d’ Europa, sarà difficile non andare a cozzare contro i ghiacciai.
 Mi creda, e mi permetto di dirglielo con simpatia, non sottovaluti questi segnali. Ricordo bene il Presidente Andreotti quando sorrideva davanti alle prime pallide accuse che gli venivano mosse proprio dalla Germania sulle sue presunte e poi dimostratesi false contiguità mafiose.
Sa bene come è andata a finire. Cominci quindi ad essere meno altezzoso, convochi tutto lo stato maggiore e non soltanto il suo triangolo magico, e si lasci consigliare anche, soprattutto in politica estera, da qualche ammiraglio, magari in pensione, che più di lei ha girato il mondo. In questo momento, poi, non rinneghi gli ufficiali del tutto inadeguati che ha imposto, come Federica Mogherini, perché sta creando ancora più sconcerto nelle capitanerie occidentali che ancora non glielo perdonano.
Ed infine lasci perdere almeno per un momento le nuove nomine nei servizi e nelle forze di polizia, di cui si sta appassionando, o quelle in Rai. Sta creando solo scompiglio e intossicando le cabine della sua nave in tempesta. I nuovi vedrà, per quanto fedeli, senza mezzi e con poca esperienza potranno fare davvero poco. In momenti come questi la fedeltà non è un’ ancora a cui aggrapparsi.
Meglio dei radar che le facciano riprendere la rotta in tempo e prima che i suoi uomini e le sue donne cerchino riparo nelle scialuppe di salvataggio.

sabato 16 gennaio 2016

DISASTRO ITALIA. PRONTA LA TROIKA DALL'EUROPA.ECCO COSA STIAMO RISCHIANDO.

Prima la manovra, dopo la Troika. Disastro Italia: cosa può accadere


Matteo Renzi fa il "galletto" in Europa. Si scorna con Jean-Claude Juncker e con le istituzioni continentali su deficit e flessibilità, alza i toni, si fa bacchettare, risponde e, in definitiva, rischia grosso. Già, perché la partita col tiranno europeo può finire male. Molto male, e le parole di Juncker ("Renzi ci offende, mi devo occupare della questione") lo lasciano intuire in modo piuttosto limpido. Il punto è che la situazione in cui si trova ora il premier ricorda un po' quella di Silvio Berlusconi nel 2011: isolato, in cattivi rapporti con Angela Merkel e all'angolo in politica internazionale (si pensi alle questioni relative all'intervento in Libia o alla creazione del gasdotto in partnership con la Russia di Vladimir Putin).
Renzi ne è conscio, ma sa anche che senza lottare in Europa per ottenere concessioni sul deficit, alle prossime elezioni politiche ci arriverebbe politicamente morto (sia che si tengano nel 2017 sia nel 2018). Ha bisogno di margini per governare, il premier, ma paradossalmente la sua battaglia potrebbe portare in dote qualcosa di diametralmente opposto: una nuova manovra o, peggio, la Troika. Se non ripoterà l'Italia sui binari stabiliti e consentiti per quel che concerne il rapporto deficit-Pil, le pressioni di Bruxelles potrebbero rivelarsi insostenibili. Si diceva, appunto, di una nuova manovra correttiva, da approvare già nel 2016 e per un importo tra i 3 e gli 8 miliardi.
Ma non è tutto: nel 2017, stabiliscono i parametri europei, il deficit italiano dovrà fermarsi all'1,1% del Pil: stando agli attuali indicatori economici, questo significa un'altra mazzata nel 2017, ossia una manovra da 20 miliardi di euro. Uno scenario da incubo, per l'Italia. A tutto ciò si aggiungano le tensioni sulle banche, le possibilità che vengano colpite dal bail-in: una circostanza che come sottolinea Bankitalia "può acuire i rischi di instabilità sistemica". Dalla Germania, sornioni, avvertono: "Se ci fosse una crisi, per evitare il panico dovreste ricorrere al fondo di salvataggio Esm". E per accedere al fondo, le condizioni sono chiare: farsi commissariare. Spalancare le porte alla Troika. Per questo, la sfida di Renzi all'Europa può rivelarsi pericolosissima.

FONTE: liberoquotidiano

venerdì 15 gennaio 2016

Lorenzin: “Gli italiani abusano del pronto soccorso, devono pagare di piu’”

lorenzin


“Gli italiani abusano del pronto soccorso. Per questo ad esempio, io non sono contraria a far pagare di più chi ne abusa. Ricordo ad esempio quando andai a sorpresa al Caldarelli di Napoli. Mi dissero: ‘Ministro, oggi il pronto soccorso è vuoto: sta giocando il Napoli!’”. Lo ha detto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, ospite di Corrado Formigli a Piazzapulita ieri sera su La7.

“Una volta – ha aggiunto – al pronto soccorso ci stavano i migliori medici, non i più giovani. Poi abbiamo stabilizzato gran parte dei giovani medici precari. Ma non abbiamo ancora avuto un cambio generazionale. Come ministro, ho bisogno non di soldi, il budget stanziato per la aanità va bene, ma ho bisogno che le norme che approviamo vengano attuate nei tempi previsti”.
“L’Italia – ha sottolineato – è un Paese che ha le conoscenze mediche straordinarie, tra le migliori al mondo, ma non sempre il nostro paese riesce a esprimere questo potenziale. Ricordiamoci che il servizio sanitario italiano è tra i migliori al mondo e dobbiamo tenercelo stretto. Pagando tutti le tasse”.
Adnkronos

SALVA BANCHE "LA BOZZA DEL DECRETO CON I CRITERI PER I RIMBORSI FA ARRABBIARE I RISPARMIATORI"

Salva banche, “per rimborsi priorità ai più anziani e a chi ha perso più soldi”. Codacons: “Trattamento discriminatorio”

Salva banche, “per rimborsi priorità ai più anziani e a chi ha perso più soldi”. Codacons: “Trattamento discriminatorio”

Priorità ai rimborsi per i risparmiatori più anziani e a quelli colpiti dalle perdite più consistenti. Novanta giorni, più altri trenta di eventuale proroga, per arrivare alla soluzione dell’arbitrato, che è gratuito. Gli ex obbligazionisti delle vecchie Banca Marche,Banca EtruriaCarife e Carichieti avranno quattro mesi di tempo per inoltrare via posta certificata la loro domanda, che potrà però essere presentata anche dagli eredi o da rappresentati legali. La camera arbitrale che si occuperà dei ricorsi, sotto la supervisione dell’Anac di Raffaele Cantone, sarà costituita da 12 collegi, presieduti da un magistrato e composti di quattro membri scelti preferibilmente fra chi abbia già esperienza negli analoghi organi della Banca d’Italia e della Consob. Sono i primi particolari che emergono dalle bozze dei decreti con i criteri per la ripartizione delFondo di solidarietà da 100 milioni di euro istituito dalla legge di Stabilità per dare ristoro a chi è finito sul lastrico perché aveva investito in prodotti finanziari di cui non gli erano stati spiegati i rischi.
Indiscrezioni che fanno salire sulle barricate il Codacons, secondo cui i criteri sono “discriminatori”, “non tutelano pienamente la categoria degli obbligazionisti e rischiano di creare forti disparità di trattamento“. Intanto alcuni esponenti del Pd sono stati contestati durante l’assemblea degli ex obbligazionisti di Banca Etruria organizzata ad Arezzo da Federconsumatori al grido “Vergogna”. Bersaglio della rabbia dei risparmiatori il deputato Marco Donati e la senatrice Donella Mattesini il cui intervento è stato interrotto più volte nonostante la parlamentare aretina abbia detto di essere pronta a impegnarsi per far aumentare il plafond del fondo.
I due decreti (uno sull’organizzazione dell’arbitrato e la scelta degli arbitri, l’altro sulle procedure di ristoro) sono stati annunciati per fine mese, ma la stesura a Palazzo Chigi va per le lunghe e la discussione è ancora aperta. La bozza del primo provvedimento prevede che il lodo vada pronunciato entro massimo 120 giorni dall’avvio della pratica e che la Camera arbitrale debba “progressivamente” informare il Fondo interbancario di tutela dei depositi, che rappresenta il fondo di solidarietà. L’ordine di priorità dovrà rispondere ad alcuni criteri come “l’età anagrafica del ricorrente” – prima i più anziani e poi gli altri – e “l’ammontare della perdita subita”. Quindi i 1.041 risparmiatori individuati dai vertici delle nuove ‘good bank’ che hanno investito meno di 100mila euro impegnando però gran parte del loro capitale in bond subordinati dovrebbero essere tra i primi a incassare l’indennizzo. Che non riceveranno tutti, visto che il fondo contiene 100 milioni di euro ma i risparmi andati in fumo sono oltre tre volte tanto. Si prevedono anche forme di incentivo per l’accesso alla procedura arbitrale: gli indennizzi arriveranno più rapidamente, laddove il lodo li riconosca, se si arriva a un consenso delle parti e se non ci saranno ricorsi, possibili, nella sostanza, solo da parte dei risparmiatori. Il lodo sarà deciso a maggioranza.
Le camere arbitrali avranno il compito di accertare se chi ha venduto le obbligazioni subordinate ha rispettato gli obblighi previsti dalle norme sulla trasparenza e correttezza in materia finanziaria (Mifid e Testo unico della finanza). Con ogni probabilità si faranno salvi i rilievi penali, dove si configura il vero e proprio reato di truffa. Gli esperti interessati a far parte dell’organismo potranno inviare le loro candidature all’Anac e andranno a formare elenchi di arbitri e periti che potrebbe essere necessario nominare anche in un secondo momento.
Il presidente del Codacons Carlo Rienzi sostiene in una nota che “non si capisce perché e in base a cosa chi ha perso più soldi debba godere di una corsia preferenziale rispetto a chi ha perso di meno, quando il danno subito, ossia la perdita economica, è uguale per tutti. Non convincono affatto poi le camere arbitrali, il cui compito sarà quello di accertare se chi ha venduto ai risparmiatori le obbligazioni subordinate abbia rispettato gli obblighi previsti dalle norme sulla trasparenza. Non basta certo una firma su un documento a dimostrare che un risparmiatore sia stato adeguatamente informato non solo sui rischi dell’investimento, ma anche e soprattutto sulla solidità dell’istituto emittente”. Poi l’annuncio che l’associazione di riserva di “impugnare i criteri dell’arbitrato nelle opportune sedi, perché gli indennizzi devono valere per tutti i risparmiatori, senza distinzioni tra buoni e cattivi, e devono essere integrali”.

FONTE: ilfattoquotidiano

LA MERKEL VUOLE FARCI FUORI.. ECCO IL PIANO PER UN'EUROPA SENZA ITALIA!!


Angela Merkel è stata chiarissima. Siccome l'euro e la libertà di movimento attraverso i confini sono strettamente legati", ha detto e dunque non è possibile mantenere una stessa moneta senza garantire "un modo semplice di attraversare i confini". Ma la Stampa cita una fonte governativa tedesca che spiega come la Germania non abbia rinunciato affatto all'idea di usare l'arma pià pesante: chiudere le frontiere di fronte alle inadempienze dell'Italia e della Grecia.
I volenterosi - Il progetto di una mini-Schengen che prevede il ripristino dei controlli ai confini e che includerebbe Belgio, Lussemburgo, Olanda, Austria, Francia e Germania, la famosa "coalition of the willings", coalizione dei volenterosi. L' Italia ne sarebbe esclusa. Roma e Atene sono accusate di non fare gli hot spot e di chiudere da tempo un occhio sia sugli ingressi che sulle registrazioni delle impronte digitali. "Troppo comodo fare i generosi o i leader "di sinistra" quando sai di essere un Paese di transito".

Fonte: liberoquotidino

mercoledì 13 gennaio 2016

ECCO IL VERGOGNOSO BARATTO MESSO IN PIEDI DALLA MAGGIORANZA "MERCATO DELLE VACCHE!!!

Al Senato la maggioranza baratta le riforme costituzionali con le poltrone


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Apparentemente è solo l'ennesimo slittamento di calendario, nella realtà è un modo per tenere in scacco il Senato, dove i numeri sono ballerini, e assicurarsi il voto favorevole sulle riforme costituzionali. E' questo il vergognoso baratto messo in piedi dalla maggioranza, che trasforma Palazzo Madama in un indecente 'mercato delle vacche'.
Al centro di tutto c'è il rinnovo dei vertici delle commissioni parlamentari, previsto a metà legislatura: le nuove nomine dovevano avvenire già a giugno scorso, poi si decise di rinviarle al termine del voto sulla legge di Stabilità e quindi alla ripresa dei lavori a gennaio.
Oggi, però, la conferenza dei capigruppo decide a maggioranza per un ulteriore rinvio, fissando la data al 21 gennaio. Ma c'è un dettaglio che fa la sostanza: il rinnovo avverrà dopo il voto finale dell'Aula sul Ddl Boschi, in programma esattamente il giorno prima, il 20 gennaio.
E qui c'è il ricatto, nemmeno troppo velato, della maggioranza: una poltrona da presidente o vice presidente e qualche migliaia di euro di indennità in più in cambio di un voto a favore alle riforme costituzionali del duo Renzi/Boschi.
E' il sistema del 'bastone e della carota' che svilisce definitivamente queste istituzioni e il Parlamento, che trasforma la democrazia in 'cleptocrazia', che trasforma ruoli istituzionali in merce di scambio per convincere i riottosi che non vogliono ingoiare le riforme del governo, per premiare fedelissimi che hanno detto sì senza fiatare e mandare messaggi chiari ai contestatori.
Sarebbe bastato un minimo di decenza per fugare quest'ombra: bastava fissare il rinnovo delle Commissioni prima del voto sulle riforme costituzionali. Bastavarispettare il Regolamento del Senato, che impone che ogni due mesi almeno 4 sedute dell'Aula siano destinate all'esame di una proposta di legge presentata da gruppi parlamentari delle opposizioni e calendarizzare la proposta del Movimento 5 Stelle sul reddito di cittadinanza, ad esempio, o la nostra mozione di sfiducia al ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina sul caso Xilella.
Così non è stato e la democrazia e il Parlamento ne escono, ancora una volta, miseramente umiliati e sconfitti.

FONTE: beppegrillo